La famiglia Giachi è stata coinvolta nella produzione di vino per oltre tre secoli, da quando, nel 1720 Bartolomeo Giachi lasciò Firenze per trasferirsi in Ulignano, stabilendosi definitivamente insieme alla sua famiglia nella prestigiosa dimora, centro aziendale di terreni ad altissima vocazione vitivinicola.
Il capostipite della famiglia, capita l’importanza strategica del luogo scelto per dimora, eresse le prime mura a ridosso della Via Francigena; il luogo ove pose la prima pietra fu da lui battezzato Tenuta Torciano in quanto eretto sulle terre bagnate dall’antichissimo “Borro di Torciano”.
Parte dei locali che composero il complesso immobiliare furono adibiti a punto di ristoro, riposo e meditazione per tutti quei viandanti che ogni giorno passavano da lì per raggiungere San Gimignano in direzione di Roma, la Città Santa.
La Tenuta Torciano ebbe un’eccezionale sviluppo anche grazie alla vicinanza con la Magione di Torri, con l’Ospedale La Scala e con il Monastero dei monaci cistercensi; il chianti e la vernaccia, insieme all’ospitalità, fecero si che l’azienda fosse conosciuta in tutta la regione.
Bartolomeo Giachi tramandò l’arte di fare il vino al figlio Emanuele il quale, a sua volta, la tramandò al figlio Gaetano e successivamente ad Angelo, Alfredo, Romano e Pierluigi Giachi.
I contatti mantenuti con i clerici che ogni giorno passavano per San Gimignano per raggiungere la Città Santa, influirono sul pensiero religioso della nipote di Bartolomeo, Veronica Giachi, la quale, dopo intensa meditazione, prese i voti presso il Convento delle Monache Cappuccine di Clausura di Siena, diventando successivamente Madre Badessa Superiora.